A De Chamillard, successore di Louvois e del figlio Barbezieux, quando gli fu chiesto in punto di morte di rivelare il nome appartenuto al misterioso prigioniero, rispose: “Non posso dirlo è un segreto di stato”. E’ questo un “brandello” storico che ci permette di riaprire l’enigma e il caso della Maschera di Ferro, che oltre alle numerose incertezze storiche, deve anche la sua notorietà a Voltaire, il quale nel periodo di detenzione alla Bastiglia, ebbe modo di conoscere guardiani e prigionieri che avevano convissuto fra quelle mura con l’uomo dal volto mascherato.

Dopo il personaggio Nicolas Fouquet possiamo avanzare una nuova ipotesi grazie al documento storico “L’anno Letterario di Fréron” (1768); secondo il quale, il conte di Vermandois potrebbe essere una probabile maschera di ferro. Figlio naturale di Luigi XIV e di Madamoiselles de La Valliére, morì il 18 novembre del 1683 in seguito al vaiolo, ma secondo Fréron la morte sarebbe stata inscenata mentre lo scomodo personaggio veniva in gran segreto trasportato presso l’isola di S. Margherita. In realtà quest’ ipotesi è destinata a cadere inesorabilmente poichè è storicamente provato che il conte di Vermandois morì nel 1683 nella battaglia delle Fiandre.

Quello che si sa per certo è che far credere che fosse lui la maschera di ferro era utile ai reali di Francia che volevano nascondere la vera identità di quest’uomo. Infatti nel 1789 fu ritrovato un biglietto nella cella della prigione, sicuramente nascosto da funzionari di corte; nel biglietto si leggeva: “Sono Luigi di Borbone, conte di Vermandois, nominato grande ammiraglio di Francia. Una sciocchezza mi ha fatto rinchiudere nel castello di Pinerolo poi nelle isole di S. Margherita e infine alla Bastiglia dove finirò con tutta probabilità il corso della mia triste vita. Ho già tentato più volte di farmi riconoscere, tuttavia non ci sono riuscito; così scrivo queste poche parole che nascondo in un buco della mia cella, nella speranza che in seguito il caso lo faccia conoscere agli uomini. Ho scritto e nascosto questo foglio il 2 ottobre del 1701, alle sei di sera, giorno e ora che corrispondono a quelli della mia nascita. Mi devono cambiare la stanza, così voglia il cielo che i miei desideri siano accolti. Firmato: Luigi di Borbone, conte di Vermandois, il più infelice degli innocenti”.

Quest’ultima ipotesi non ha dato risultati soddisfacenti nonostante fosse supportata da un documento storico (documento Fréron) e da una lettera scritta da un prigioniero immaginario che forse non troverà mai un volto.

Saint-Mars sarebbe rimasto un oscuro governatore di carceri se non avesse custodito per decenni un prigioniero misterioso a cui deve la propria fama immortale? “Era un uomo servile con i superiori, burbero e violento con i prigionieri. Va detto a sua discolpa che questa durezza gli era imposta da Louvois” (Danielle e Claude Dufresne).

Nato nel 1626 da una famiglia probabilmente di umili origini, rimasto orfano in tenera età fu allevato dallo zio Zachée de Byot seigneur de Blainvillers e a dodici anni intraprese la carriera delle armi, diventando cadetto. Entrato tra i moschettieri nel 1650 nacque un’amicizia con D’Artagnan il guascone simbolo del corpo, che Dumas trasformerà poi in un personaggio eterno dall’immaginario fantastico. Saint-Mars si comportò sempre come un’avido arrampicatore sociale, desideroso di ricchezze e di onori. Ottenne così oltre all’incarico di governatore della prigione di stato di Pinerolo anche l’incarico di governatore dei castelli di Peren e de L’Ecluse, con relativo appanaggio (1665 -1687), mentre il 10 gennaio 1673, finalmente, il Re gli accordò “Les Cettes de Noblesse” gli fu concessa l’autorizzazione a fregiarsi della particella nobiliare “de” (de Saint-Mars). Fu per lui l’ingresso ufficiale nella nobiltà del tempo e fu anche il premio per un uomo costretto a vivere rinchiuso in una tetra prigione di stato. Nella fortezza di Pinerolo Luigi XIV gli affidò la custodia di importantissimi prigionieri tra cui Eustache Dauger, un monaco Giacobino, un certo Sansone Dabreul, il conte Mattioli e il sovraintendente Fouquet abile manipolatore politico che il 16 gennaio 1665, giunse a Pinerolo scortato da D’Artagnan alla testa di 50 moschettieri.

Il Marchese de Saint-Mars, il 12 maggio del 1681, fu nominato governatore della fortezza di Exilles e nel mese di ottobre dello stesso anno si portò con se due prigionieri, uno di questi era “l’uomo dalla maschera di ferro”. Rimase nella fortezza sino al 1687 quando divenne governatore dell’isola di Santa Margherita e ancora una volta portò con se il misterioso prigioniero. A coronare la sua grande carriera, nel maggio del 1698 il ministro Barbrzieux, figlio del defunto Louvois, offrì a Saint-Mars il posto di governatore della Bastiglia. Assunse così il suo ultimo e più importante incarico arrivando a Parigi con il suo prigioniero con il viso coperto da una maschera di ferro il 18 settembre. Il prigioniero misterioso rimase nelle celle della Bastiglia sino alla sua morte (19 novembre 1703) Il Marchese di Saint Mars morì il 26 settembre 1708, fu sepolto due giorni dopo nel cimitero di Saint Paul-des- Champs e lasciò in eredità un’immensa fortuna che era riuscito a conquistare servendosi dei giochi di potere del tempo.

Potrebbe essere lui la Maschera di Ferro? Nicolas Fouquet, visconte di Vaux e marchese di Belle-Isle che essendo diventato sovrintendente alle finanze del regno francese sfruttò non poco questo raro privilegio accumulando una cospicua ricchezza, tanto da oscurare la regalità di cui era insignito lo stesso re. Venne per questo arrestato il 4 settembre del 1661 da d’Artagnan su commissione del re Luigi XIV con l’accusa di complotto contro la sicurezza dello Stato. Fu condotto a Pinerolo il 16 gennaio del 1665 in mezzo a uno stuolo di moschettieri del re e fu consegnato al governatore delle carceri Giusto Benigno d’Avergne, signore di Saint-Mars.
Le istruzioni dettate da Louvois, ministro della guerra del re, prescrivevano al governatore che Fouquet non poteva avere nessuna forma di contatto con altre persone e non poteva né ricevere visite, né uscire dalla sua camera. Dopo i rigidi ordinamenti, il prigioniero fu custodito al terzo piano della torre d’angolo.

L’uomo che abbiamo preso in considerazione come possibile Maschera di Ferro è uno dei pochi ad esser stato condotto a Pinerolo dal capitano dei moschettieri d’Artagnan, il quale rimase a lungo nella cittadella anche quando, il 23 giugno del 1665 un fulmine cadendo sulla fortezza, fece saltare in aria la polveriera. La cittadella subì lesioni gravissime e non meno di quattrocento persone rimasero schiacciate sotto le macerie; molti militari francesi persero la vita ma d’Artagnan e i tre moschettieri riuscirono a mettersi in salvo. Saint-Mars, in quell’inferno, ordinò di cercare immediatamente il corpo del prigioniero Fouquet che non si trovava.

Mentre tutta la popolazione contribuiva alla ricerca dei feriti e dei morti; Saint-Mars e d’Artagnan puntavano la loro attenzione nel luogo dove si situava la prigione di Fouquet. Si scavò attivamente, giorno e notte, fino a quando venne ritrovata la porta della prigione. Fouquet, vivo e scioccato dall’accaduto, aveva riportato ferite alle gambe e contusioni varie ai reni. Saint-Mars lo condusse fuori e personalmente lo rinchiuse in un’altra cella. Nonostante le centinaia di morti e i gravi danni arrecati alla cittadella, Saint–Mars, insieme alla famiglia, fece preparare un abbondante banchetto in onore della catastrofe scampata invitando i moschettieri e numerose personalità; ordinò inoltre al popolo e ai borghi di far festa portando un po’ di tranquillità e spensieratezza nella cittadella. Saint-Mars, aveva anche permesso, in gran segreto, di far giungere dalla Francia la signora Fouquet con i figli per stare alcuni giorni vicino al debole Fouquet. In seguito nei salotti di Parigi già si parlava di miracolo, era un segno del cielo che voleva vedere salvo un innocente?

Sarebbe intrepido, in poche righe, arrischiare ipotesi sull’identità dell’uomo dalla Maschera di Ferro. Si presume però che sia stato un persona talmente importante che, il Sovrano francese Luigi XIV “Re Sole” non ebbe la forza di farlo decapitare.

Ma dev’essere stata talmente grande la sua colpa che decise di fargli coprire la faccia da un drappo di velluto nero e sopra, come scrive Voltaire, avvitargli una maschera fatta con strisce d’acciaio. Così conciato, lo fece errare da una prigione all’altra del reame.

Nella prigione della Cittadella di Pinerolo (allora sotto il dominio francese) giunse scortato da D’Artagnan e dai suoi moschettieri il 24 agosto 1669. Da qui, nel mese di ottobre del 1681 fu poi trasferito alla fortezza di Exilles, ove rimase sino al 17 aprile del 1687, fu quindi portato per alcuni giorni a Briançon Ancien chateau per poi essere trasferito in un altro maniero Fort Royal che si trova a strapiombo sulla costa meridionale dell’isola di Santa Margherita presso Cannes dove rimase sino al 28 agosto 1698. Infine, fu riportato a Parigi nelle celle della Bastiglia dove rimase fino alla morte che avvenne il 19 novembre del 1703.

Ebbe sempre al suo fianco un “angelo custode” chiamato St. Mars che lo tenne d’occhio tutta la vita e che certamente seppe chi fu veramente questo prigioniero misterioso. Ma non si confidò con nessuno. Mai! Per tutti rimase ed è ancora “l’uomo dalla Maschera di Ferro”.

Alcuni anni dopo la sua morte si scatenò una vera caccia all’identità di quest’uomo. Incominciarono gli scrittori: “Sarà il gemello del re” disse Alessandro Dumas. “Un mistero vivente, ombra, enigma” lo definì Victor Hugo. Per Voltaire invece fu “Un prigioniero sconosciuto, dalla taglia al di sopra dell’ordinario, giovane e dalla figura la più bella e la più nobile. Portava una maschera con delle strisce d’acciaio. I carcerieri avevano l’ordine di ucciderlo se l’avesse tolta.”